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La Poetica della Memoria e del Gesto

L'opera di Angelo Luca Tacchinardi non può essere compresa attraverso le categorie riduttive della mera progettazione o dell'abituale arte contemporanea. Il suo gesto si inserisce in una più complessa dialettica tra l'istanza storica del materiale e la sua riconfigurazione estetica, superando la dicotomia tra l'oggetto d'uso e la pura scultura. La sua ricerca non è la rincorsa a una forma inedita, ma la rilettura di una storia pregressa che la materia stessa, nella sua usura e nel suo degrado, porta impressa.
tempo / cm 175x90x20 / legno, pigmenti, olio di lino
carrarmatino 2 / cm 114X55X36 / tavolino in lamiera grecata zincata

La Fenomenologia della Materia: Tempo e Verità

L'uso di materiali di recupero – dalle lamiere vissute alle travature lignee di antichi solai – non è, in Tacchinardi, una semplice cifra stilistica. È la base di una vera e propria fenomenologia della materia. Ogni pezzo di legno, ogni foglio di metallo recuperato, non è un dato neutro, ma un palinsesto su cui il tempo ha già scritto la sua narrazione. L'artista-artigiano non si limita a manipolare, ma a leggere questa storia, a rivelarne le cicatrici, le patine, i segni di una vita passata, che diventano la vera cifra estetica dell'opera, l’estetica del tempo naturale. Il suo intervento, lungi dal cancellare il passato, lo riattualizza, trasformando i segni del tempo in un linguaggio di inusitata profondità e verità tattile.
Questo approccio si contrappone radicalmente all'ideale modernista della perfezione liscia e della purezza astratta. Laddove il design industriale aspira a un'universalità anonima e riproducibile, l'opera di Tacchinardi rivendica l'unicità irripetibile del pezzo. Ogni creazione è un unicum, una scultura in cui il "fare" si fonde con il "trovare", e il valore non risiede nella sua novità formale, ma nella sua capacità di evocare una memoria, di farsi ponte tra passato e presente.
bar-batrucco / cm 95X75X165 / legno, cristallo, rame, argento
anello, Ø cm. 150 / rame, bronzo, similoro, alpaca, alluminio, zinco, ottone

Lo Spazio come Dialogo Storico

La sua attività di architetto e designer di interni si nutre della medesima sensibilità. Tacchinardi non "progetta" spazi, ma li interpreta, instaurando un dialogo serrato con la preesistenza vincolante. La ristrutturazione di ambienti in palazzi storici non è mai una sovrapposizione violenta di linguaggi, ma una conversazione tra le stratificazioni del tempo. I suoi interventi sono caratterizzati da un'intelligente assimilazione dei segni storici, che vengono lasciati visibili, esaltati, a volte criticamente commentati, attraverso l'inserimento di elementi che, pur contemporanei, si legano concettualmente alla storia del luogo. Le sue installazioni, le sue luci, i suoi arredi non sono corpi estranei, ma presenze che si inseriscono nel tessuto architettonico, valorizzandone la memoria e creando un'esperienza spaziale densa, ricca di riferimenti e di risonanze.
In questo senso, Tacchinardi si pone come un maestro della risonanza, un artista che attraverso il recupero non solo restituisce vita a materiali altrimenti condannati, ma anche e soprattutto restituisce al nostro tempo una dimensione di concretezza, di matericità e di storia che la contemporaneità, spesso troppo orientata al virtuale e all'effimero, sembra aver smarrito. La sua opera è un invito a riscoprire il valore profondo dell'oggetto non come mero prodotto di consumo, ma come testimone di un gesto e di un tempo nauturale che continuano a parlarci.
travi / Dimensioni variabili / legno, rame, pigmenti, olio di lino